Agrifood, nel 2024 l’export Ue negli Stati Uniti è aumentato del 12 per cento

Bruxelles – I dazi imposti da Donald Trump all’ingresso di prodotti europei (e di tutto il mondo) negli Usa invertiranno con ogni probabilità un trend che – per quanto riguarda l’agroalimentare Ue – è in forte crescita: nel 2024, le esportazioni agroalimentari dai 27 Paesi membri verso gli Stati Uniti sono aumentate del 12 per cento rispetto all’anno precedente, un incremento del valore di 3,3 miliardi di euro. Dopo Londra, Washington è la seconda meta preferita per l’agroalimentare Ue.
L’istantanea scattata dalla Commissione europea nel report annuale pubblicato oggi (8 aprile) rende l’idea delle preoccupazioni di agricoltori e produttori europei. Negli Stati Uniti sono dirette il 13 per cento delle esportazioni dell’Ue, soprattutto prodotti a base di vino, preparati a base di cereali e prodotti della molitura, alcolici e liquori e olive e olio d’oliva. “Tuttavia, i partner di esportazione dell’Ue sono ben diversificati e distribuiti in tutte le regioni del mondo”, mantiene la calma Bruxelles.
Le esportazioni agroalimentari dell’Ue hanno raggiunto un livello record di 235,4 miliardi di euro, con un aumento del 3 per cento rispetto al picco del 2022 e del 2023 (+6,6 miliardi di euro). Se il Regno Unito e gli Stati Uniti sono le principali destinazioni delle esportazioni dell’Ue, Cina e Russia perdono fette di mercato. Pechino, pur essendo ancora la terza destinazione principale delle esportazioni dell’Ue (6 per cento del totale), ha registrato un calo di 1,3 miliardi rispetto al 2023.
Anche le importazioni agroalimentari dell’Ue hanno raggiunto un livello record di 171,8 miliardi di euro nel 2024, con un aumento dell’8 per cento rispetto al 2023 (+12,4 miliardi di euro), superando leggermente il record raggiunto nel 2022. Le principali regioni di origine sono state i Paesi vicini dell’Europa orientale, i Balcani occidentali e la Turchia (15 per cento del valore delle importazioni dell’Ue nel 2024), il Mercosur (14 per cento), l’Europa occidentale (13 per cento) e l’Africa subsahariana (12 per cento). La quota del Nord America è solo dell’8 per cento. I cali più vertiginosi delle importazioni, dalla Russia (-865 milioni, in calo del 46 per cento) e dall’Australia (-722 milioni, in calo del 28 per cento).
Qual è la tua reazione?






