All’Eurocamera riparte il lavoro per dire stop ai tirocini gratuiti

Aprile 8, 2025 - 17:00
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All’Eurocamera riparte il lavoro per dire stop ai tirocini gratuiti

Bruxelles – Dopo quattro mesi di “trattative complesse”, si sblocca l’iter che dovrebbe portare – entro il mese di luglio – l’Eurocamera intera a esprimersi sulla proposta per tirocini di qualità avanzata dalla Commissione europea oltre un anno fa. Il piccolo passo in commissione Cultura, dove è stato approvato il parere sulla direttiva, redatto dal dem Nicola Zingaretti, che promette: “Non ci fermeremo. Gli stage devono essere un’opportunità di crescita, non sfruttamento”.

Nel testo, che contribuirà a formare la posizione su cui sta lavorando la commissione per l’Occupazione e gli Affari sociali (Empl), sono stati fissati alcuni punti cruciali: gli stage dovranno “essere regolati da un contratto scritto e retribuito, avere una durata definita, contenuti formativi concreti e una coerenza reale tra le mansioni svolte e il percorso di formazione”, ha spiegato l’ex segretario del Partito Democratico in una nota. Criteri che il Parlamento europeo aveva già indicato nel giugno 2023, quando adottò una risoluzione per esortare l’esecutivo Ue a proporre una direttiva per stabilire standard minimi di qualità per gli oltre 4 milioni di giovani europei che ogni anno maturano almeno un’esperienza di lavoro come tirocinanti. Di cui circa il 60 per cento lo fa gratuitamente.

Il capodelegazione del Partito Democratico al Parlamento europeo, Nicola Zingaretti

La proposta messa sul tavolo dall’ex commissario Ue per il Lavoro, il socialdemocratico Nicolas Schmit, ne ha seguito le linee guida, stabilendo il principio generale per cui un tirocinante è equiparato ad un lavoratore, e quindi ha diritto a retribuzione, rappresentanza sindacale, protezione sociale. L’esecutivo Ue non ha incluso l’imposizione di un salario minimo per i tirocinanti, lasciando che questo resti materia di intervento degli Stati. Schmit ha suggerito poi che uno stage non duri più di sei mesi – salvo eccezioni “fondate su motivi oggettivi – e che le autorità nazionali si facciano carico di vigilare contro la pratica del lavoro nero e di condurre ispezioni presso i datori di lavoro.

Anche quest’ultimo aspetto è stato ribadito dalla commissione Cultura dell’Eurocamera: “Abbiamo inoltre chiesto agli Stati Membri di adottare misure concrete per monitorare e contrastare gli abusi sui tirocini, garantire un accesso equo soprattutto per chi parte da condizioni di svantaggio, assicurare protezione sociale, sicurezza e benessere per i tirocinanti e definire un termine temporale che indichi la durata massima, ovvero non eccessiva, di un tirocinio”, ha proseguito Zingaretti.

Secondo Benedetta Scuderi, eurodeputata dei Verdi e relatrice ombra del provvedimento in entrambe le commissioni competenti, il voto di oggi è un “primo segnale positivo”, in vista del passaggio decisivo in commissione Affari Sociali. Il fine prioritario è “l’eliminazione degli stage non retribuiti“, una linea rossa a cui il Parlamento non vuole rinunciare. Gli altri “nodi cruciali” indicati da Scuderi saranno “la durata degli stage, che per noi non deve superare i sei mesi, e poi la questione relativa alla definizione di remunerazione”.

Soddisfatti anche i Cinque Stelle. “Per noi questa direttiva è un primo passo di partenza, per tutelare maggiormente donne e giovani in Italia serve il salario minimo che andrebbe applicato anche ai tirocini”, afferma Carolina Morace, europarlamentare pentastellata, in una nota.

Benedetta Scuderi
L’eurodeputata di Avs Benedetta Scuderi (foto: Philippe Stirnweiss/European Parliament)

Rispetto a giugno 2023, quando l’Eurocamera chiese a gran voce –  404 voti a favore, 78 contrari e 130 astensioni – l’introduzione di misure decisive per proteggere i tirocinanti, i numeri in Aula sono cambiati. Il rischio che sia lo stesso Parlamento europeo – ora traslato decisamente a destra – a annacquare le norme richieste ormai due anni fa, esiste. Ma il vero ostacolo è costituito dall’altro co-legislatore, il Consiglio dell’Unione europea.

I Paesi membri hanno già rimandato diverse volte l’accordo sulla proposta della Commissione europea. L’ultima a dicembre, quando l’allora presidenza di turno ungherese propose, dopo cinque tentativi fallimentari, un compromesso al ribasso che – disse quel giorno la vicepresidente esecutiva dell’esecutivo Ue con delega al Lavoro e alle competenze, Roxana Minzatu “avrebbe distorto gli obiettivi iniziali della proposta della Commissione”. La proposta fu bocciata e la patata bollente consegnata in mano all’attuale presidenza del Consiglio dell’Ue, detenuta dalla Polonia.

Fonti europee confermano che è ancora in corso il lavoro “a livello tecnico” per trovare un compromesso tra gli Stati. L’obiettivo sarebbe adottare una posizione negoziale a giugno. A quel punto, se anche l’Eurocamera voterà la propria nel mese di luglio, potranno avere luoghi i negoziati interistituzionali per dare forma finale alla legge.

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Redazione Italia24 News