ConnAct, le parole chiave per la difesa europea sono “investire, innovare e cooperare”

Bruxelles – Investire, innovare, cooperare. Sono le tre parole chiave identificate da Francois Arbault, direttore per la Difesa nella Dg Defis della Commissione europea, per poter rafforzare l’industria della difesa e le capacità militari europee. Tra gli obiettivi che Bruxelles si è posta, il più complesso sembra quello di raggiungere una maggiore integrazione nel campo della difesa. Lo stesso piano Rearm Europe, poi confluito nel Libro bianco Readiness2030, rischia di incentivare solamente i riarmi nazionali. E come sottolineato da Nicola Zingaretti, capodelegazione del Partito Democratico all’Eurocamera, “la deterrenza o è europea o non lo è“.
Allo spazio Europa, a Roma, si è tenuto oggi (15 aprile) l’evento Connact Defence & Security 2025, intitolato “Difesa comune europea: finanziamenti e integrazione industriale”. A focalizzarsi sugli aspetti più operativi dell’accelerazione imposta da Bruxelles all’industria della difesa Ue, i due eurodeputati Massimiliano Salini (Forza Italia) e Nicola Zingaretti (Pd), Arbault della Direzione Generale Difesa e Spazio (Defis), Milena Messori, capo dell’Ufficio di Roma della Banca europea per gli investimenti (Bei) e Luca D’Agnese, direttore per l’Investment Technology Strategy in Cassa Depositi e Prestiti.
Nel Libro bianco per la Difesa, per stimolare investimenti privati la Commissione europea ha suggerito un ruolo di primo piano per la Bei. Come spiegato da Messori, la Bei ha già rivisto i propri criteri di ammissibilità per i finanziamenti, in modo da “superare l’approccio del dual use (civile-militare, ndr) e poter quindi finanziare progetti militari senza provare l’utilizzo civile”. La Banca con sede a Lussemburgo avrebbe già in via di definizione “una ventina di progetti“, ed alcuni puntano già ad aumentare l’integrazione tra gli eserciti nazionali. Ad esempio, la Bei finanzierà “un progetto in Lituania per la creazione di una base militare che ospiterà un contingente tedesco”. D’Agnese ha sottolineato invece l’importanza per chi investe “di avere certezze“, non “un’idea generale che l’impegno nella difesa rimarrà negli anni”.
Secondo Arbault, è ora che l’Ue comprenda di essere “minacciata nel suo complesso” e che inizi a pensare alla difesa “in modo più collettivo”. Il problema è che gli strumenti messi sul tavolo finora dalla Commissione europea – lo strumento di finanziamento Safe per prestiti agli Stati membri fino a 150 miliardi e l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e crescita per le spese in difesa – vanno nella direzione opposta, perché altro non sono che strumenti di debito nazionale a cui i Paesi membri possono, a loro discrezione, accedere per rafforzare le proprie difese nazionali.
“Bisogna che gli Stati membri consegnino una parte dei loro bilanci nelle mani nell’Ue, è inutile stare in mezzo al guado e continuare a pensare che il futuro della difesa europea sia soltanto coordinamento delle difese nazionali”, è la critica mossa da Salini. L’eurodeputato azzurro indica il settore spaziale come esempio virtuoso: lo spazio “è già fortemente europeo”, nel senso che le infrastrutture “non sono dei singoli Stati, sono europee”.
Sulla stessa linea l’ex segretario dem, che ha avvertito che – a livello degli Stati membri – “stanno prevalendo egoismi nazionali che rallentano una risposta adeguata”. Per Zingaretti, il punto è che non tutti gli Stati hanno lo spazio fiscale per utilizzare gli strumenti proposti dalla Commissione e indebitarsi ulteriormente. Per ora lo sta facendo la Germania, ma “se è vero il tema della deterrenza europea, o è tale o non lo è, è riarmo degli Stati”.
Acquisti comuni, coordinamento dei comandi, progetti comuni, addestramenti comuni: questo è ciò che manca di più nei piani della Commissione. “La strada giusta sarebbe stata un fondo europeo con condizionalità che vincolano gli acquisti“, suggerisce Zingaretti, per scongiurare il rischio di “aprire una stagione di forte indebitamento verso un’industria in gran parte extra europea”. La commissione per la Sicurezza e la Difesa (Sede) del Parlamento europeo voterà il prossimo 24 aprile il regolamento Edip (European Defence Industry Program), ma l’Aula di Bruxelles non avrà invece voce in capitolo per modificare il piano per il riarmo, per il quale Ursula von der Leyen ha richiesto la procedura d’urgenza che aggira di fatto l’Eurocamera.
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