Il commissario Ue per l’Agricoltura al Vinitaly dei dazi: “Lavoriamo più che mai per aprire nuovi mercati”

Bruxelles – Non è un caso se, per la prima volta in oltre mezzo secolo, due commissari europei si sono recati a Verona per la 57esima edizione del Vinitaly. Solo dieci giorni fa, Bruxelles ha presentato un piano per salvare il settore del vino in crisi. Nemmeno il tempo di digerirlo, che sono arrivati i dazi americani al 20 per cento sull’import di tutti i prodotti europei. Compresi vini e altre bevande alcoliche. Dalla fiera della città scaligera, il commissario Ue per l’Agricoltura, Christophe Hansen, si è detto “ottimista” per un’approvazione spedita del pacchetto sul vino. E ha indicato: “Dobbiamo lavorare più che mai per aprire nuovi mercati”.
La proposta della Commissione europea insiste su maggiori flessibilità per i governi sulle autorizzazioni degli impianti di vite e per gli agricoltori su controllo della produzione, più coperture finanziarie dall’Ue contro i rischi climatici e promozione dell’enoturismo. Oltre alla promozione del vino a ridotto contenuto alcolico, attraverso nuove etichette come ‘alcool-free’ e ‘alcool-light’. “Non vedo l’ora di discutere con i colegislatori – ha affermato Hansen -, con il loro sostegno, spero che saremo in grado di far passare questa legislazione il prima possibile”.
A portare a spasso per i padiglioni del Vinitaly Hansen e l’ungherese Olivér Várhelyi, commissario Ue per la Salute e il benessere animale, c’era il ministro italiano per l’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. “C’è grande preoccupazione anche da parte americana per la recessione che può essere innescata dai dazi. Il vino è un ottimo affare anche per gli operatori statunitensi perché negli Usa continua ad esserci una forte richiesta di prodotti italiani. C’e una trattativa in corso con i produttori per cercare di assorbire i rincari dovuti ai dazi e lasciare invariati i prezzi”, ha dichiarato Lollobrigida.
Secondo i numeri diffusi da Veronafiere, tra i 30 mila operatori esteri attesi per partecipare al salone internazionale del vino ci sono anche 3 mila americani. Nonostante il clima disteso tipico della kermesse veronese, tra espositori e buyers il focus non può che essere sul terremoto dei dazi per l’accesso al mercato estero più florido per il vino italiano, con l’export che raggiunge il valore di 2 miliardi di euro.
Nel suo discorso ad un evento collaterale allo spazio riservato al Ministero per l’Agricoltura, Hansen ha scattato la drammatica fotografia del settore vitivinicolo europeo: “I consumi stanno diminuendo all’interno dell’Ue, soprattutto per quanto riguarda il vino rosso. I nostri mercati di esportazione sono scossi dalle tensioni geopolitiche. Gli ultimi anni sono stati resi molto difficili dalla pandemia di Covid-19, dalla minore fiducia dei consumatori e dalla situazione internazionale instabile. Le condizioni meteorologiche sempre più estreme hanno messo a dura prova i nostri vigneti”.
Ieri (6 aprile), in occasione dell’inaugurazione della fiera, le Associazioni della filiera vitivinicola nazionale – Alleanza Cooperative Agroalimentari, Assoenologi, CIA-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini – hanno ribadito all’unisono “la forte preoccupazione per l’impatto derivante dall’introduzione dei dazi statunitensi sui prodotti europei”. In un comunicato congiunto, hanno chiesto a Roma e a Bruxelles di “adoperarsi con determinazione per sostenere il dialogo multilaterale con le Autorità statunitensi e per giungere nel più breve tempo possibile quanto meno a una sospensione dell’applicazione dei dazi”.
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