Integrità, trasparenza e inclusione la ricetta della Mediatrice europea Aljinho per infondere fiducia nell’Ue

Bruxelles – Mentre attraversa una crisi dopo un’altra, dalla guerra in Ucraina ai dazi americani, dagli scandali di corruzione alla sfida della competitività, l’Unione europea è ancora percepita da migliaia di europei come inaffidabile, lenta, e distante dai suoi cittadini. Lo sa bene Teresa Aljihno, la giurista portoghese che ricopre da quest’anno la carica di Mediatrice europea e che oggi (9 aprile), in occasione della presentazione delle priorità del suo mandato e del report del suo ufficio per il 2024, ha affermato il suo più forte impegno per un’Ue più trasparente.
Istituito nel 1995, l’ufficio del Mediatore europeo indaga su casi di cattiva amministrazione all’interno di istituzioni, organi, uffici e agenzie dell’Ue, agendo di propria iniziativa o in risposta a denunce di cittadini europei. L’ente diventa un attore ancora più rilevante alla luce del forte danno di immagine che gli scandali Qatargate e Huawei hanno assestato agli organi di Bruxelles, per questa ragione Aljinho ha posto l’accento sulla necessità di maggiore integrità: “La fiducia dei cittadini è fondamentale, come il garantire una partecipazione inclusiva nel processo decisionale europeo. Sto valutando di lanciare un’indagine sul tema dell’integrità esattamente per garantire che vi sia chiarezza al livello delle istituzioni”.
La mediatrice ha criticato i ritardi nella formazione di un organo etico indipendente presso il Parlamento Ue, e ha chiesto alle autorità nazionali una maggiore collaborazione, ricordando che il suo è: “Un piccolo ufficio con un mandato enorme, che non potrebbe funzionare senza i propri partner”, in particolar modo senza il contributo della società civile e delle Ong. In merito a queste ultime, Aljinho ha riconosciuto la questione sollevata dalla Corte dei Conti, che ha accusato la Commissione europea di fornire informazioni “inesatte ed incomplete” relative al finanziamento delle Ong operanti nell’ambito delle politiche interne. “Le questioni entrano nel merito del mandato di supervisione e monitoraggio del Mediatore, trattandosi di questioni di cattiva amministrazione che colpiscono non solo la reputazione ma il veicolo stesso dei finanziamenti. Sarà mia responsabilità comprendere esattamente cosa è accaduto e garantire che l’allocazione dei fondi da parte della Commissione avvenga secondo le regole“.
In materia di deregolamentazione, la mediatrice ha espresso la necessità di semplificare l’impianto istituzionale senza minarne la trasparenza e l’affidabilità, e ha ribadito che la Commissione europea può e deve fare di più per garantire la chiarezza dei processi decisionali: “Il 42 per cento dei reclami che abbiamo ricevuto nel 2024 ha riguardato l’accesso agli atti, e se non vi è trasparenza la partecipazione dei cittadini viene indebolita e questo danneggia lo spazio democratico europeo”. Per infondere fiducia negli europei, le istituzioni comunitarie devono quindi dare il buon esempio: “Se siamo capaci di comunicare cosa stiamo realizzando, qual è esattamente il nostro ruolo e qual è stato il nostro impatto otterremo non solo la fiducia ma anche la consapevolezza dei cittadini”.
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