Italia 2025 nella morsa delle tasse e imposte disoccupazione aumentate

Tra rincari, tagli ai servizi e aumento dell’IRPEF e dell’IMU, cittadini e imprenditori denunciano un clima di crescente insofferenza e difficoltà economica.
Data: 7 aprile 2025
A cura della redazione
In un’Italia già provata da anni di inflazione, instabilità occupazionale e calo del potere d’acquisto, si aggiunge ora un ulteriore fardello per le famiglie e le imprese: l’aumento delle imposte regionali e delle tasse statali. Una manovra che, secondo l'esecutivo, sarebbe necessaria per garantire la stabilità dei conti pubblici, ma che sul territorio si traduce in nuove difficoltà economiche, soprattutto per il ceto medio e i piccoli imprenditori.
IRPEF regionale: l’aumento che pesa sul reddito
In diverse regioni italiane, tra cui l’Emilia-Romagna, il 2025 si è aperto con un significativo ritocco all’insù delle aliquote IRPEF regionali. Una misura motivata dalla necessità di coprire i buchi nei bilanci sanitari regionali e di finanziare alcuni interventi strutturali, ma che ha avuto un impatto diretto sul reddito netto di lavoratori dipendenti e pensionati.
Per i redditi medio-bassi, si è trattato di una trattenuta mensile apparentemente contenuta, ma che accumulata su dodici mesi diventa un prelievo rilevante, specie in un contesto di caro-vita e inflazione persistente. “Non è solo questione di cifre – commenta Chiara B., impiegata amministrativa a Ferrara – ma di sensazione di abbandono: vediamo aumentare le tasse ma i servizi peggiorano.”
IMU in crescita: i Comuni cercano ossigeno
A livello comunale, molti sindaci hanno ritoccato al rialzo l’IMU sugli immobili, giustificando la scelta con il progressivo taglio dei trasferimenti statali. Le principali vittime di questo incremento sono i proprietari di seconde case, immobili ereditati o piccole proprietà a uso commerciale. “Il mio negozio ormai rende poco, ma l’IMU è aumentata del 15%. Così si uccide il piccolo commercio,” denuncia Marco F., titolare di un’attività nel centro storico.
Il paradosso, secondo alcuni osservatori, è che lo Stato e gli enti locali si trovano a tassare sempre di più una base economica che si sta restringendo, generando un effetto depressivo a catena: meno consumi, meno investimenti, più chiusure e disoccupazione.
Il malcontento monta: sindacati e associazioni sul piede di guerra
Le organizzazioni sindacali e le associazioni dei consumatori lanciano l’allarme: “Stiamo assistendo a un progressivo impoverimento delle famiglie. Serve un intervento strutturale e non solo misure tampone,” sostiene un portavoce della CGIL Emilia-Romagna. Anche la Confartigianato e CNA chiedono una revisione del sistema fiscale che tenga conto del reale reddito disponibile e della capacità contributiva di cittadini e piccole imprese.
Non mancano le voci dal mondo della politica locale che parlano apertamente di “tassazione ingiusta” e minacciano ricorsi amministrativi, come nel caso dei cittadini di Ferrara che stanno valutando un ricorso al TAR contro l’ultima delibera comunale sull’IMU.
Conclusioni: un sistema al limite
In un contesto economico ancora fragile, l’inasprimento fiscale rischia di diventare la goccia che fa traboccare il vaso. È sempre più urgente un ripensamento complessivo del modello economico e fiscale italiano, che punti a una redistribuzione più equa, a un taglio degli sprechi e a un serio investimento nei servizi pubblici.
Intanto, cittadini e imprese tirano avanti stringendo la cinghia, sperando che alle parole seguano finalmente azioni concrete. Ma la fiducia, oggi più che mai, appare ai minimi storici.
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