L’Albania procede spedita verso l’Ue, l’obiettivo è chiudere i negoziati di adesione entro il 2027

Bruxelles – Tirana non vuole perdere l’appuntamento con la nuova vague dell’allargamento dell’Unione europea, fissato per il 2030. Quello che, dopo anni di promesse, illusioni, passi indietro, dovrà per forza riguardare i Balcani occidentali. Insieme al Montenegro, l’Albania brucia le tappe e fa da esempio ai sei promessi sposi di lungo periodo. A sei mesi dall’avvio formale dei negoziati, oggi (14 aprile) Bruxelles e Tirana aprono un nuovo ambizioso pacchetto di capitoli su cui lavorare in vista dell’adesione, quello relativo al mercato interno.
Il premier albanese, Edi Rama, ha incontrato in mattinata a Bruxelles il presidente del Consiglio europeo, António Costa, per poi trasferirsi in Lussemburgo – dove sono riuniti i ministri degli Esteri dei 27 – per la quarta conferenza di adesione. In un breve punto stampa, prima del bilaterale, i due leader hanno sottolineato i progressi fatti da Tirana nel percorso di adesione, che in pochi mesi hanno fatto sì che si potessero aprire i cluster sui cosiddetti capitoli fondamentali – che riguardano Magistratura e diritti fondamentali, Giustizia, libertà e sicurezza, Appalti pubblici, Statistiche, Controllo finanziario – e sull’allineamento alla politica estera e di sicurezza dell’Ue.
“Ci sono molte cose di cui discutere, ma nel complesso sono molto incoraggiato da questi sviluppi e davvero impegnato a rispettare tutti gli impegni del calendario per concludere i negoziati entro il 2027“, ha confermato Rama. Un obiettivo ambizioso, fissato di recente dalla stessa commissaria Ue all’Allargamento, Marta Kos, che ha indicato Albania e Montenegro come i due Paesi candidati con “prospettive realistiche” di concludere i negoziati tra il 2026 e il 2027.
Podgorica è più avanti, ha già aperto 33 capitoli negoziali sui 35 totali, di cui 3 già chiusi provvisoriamente. Ma rispetto a Tirana, procede a rilento: i negoziati di adesione con il Montenegro sono vecchi di oltre un decennio, aperti nel giugno 2012.
Rama, da quando la Commissione europea ha deciso di spacchettare il percorso di adesione dell’Albania da quello della Macedonia del Nord, è riuscito a intavolare i negoziati su 16 capitoli. L’incontro di oggi avvierà i 9 sul mercato interno, che riguardano libera circolazione delle merci, libertà di circolazione dei lavoratori, diritto di stabilimento e libertà di prestazione di servizi, libera circolazione dei capitali, diritto societario, diritto di proprietà intellettuale, politica di concorrenza, servizi finanziari, tutela dei consumatori e della salute. “La nostra ambizione è di aprirne altri nel corso di quest’anno, abbiamo un programma molto concreto e vogliamo mantenerlo”, ha affermato Costa.
Il presidente del Consiglio europeo ha ribadito che l’allargamento ai Balcani occidentali “è una chiara priorità politica per l’Ue e un impegno reale con la regione”. Ma soprattutto, “il più importante investimento geopolitico per la pace, la stabilità e la prosperità” del continente. Ecco perché, nei limiti di un processo che Bruxelles basa sul “merito”, è importante non dimenticare gli altri Paesi della regione. Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord e Moldova sono più indietro.
Nel caso di Belgrado, l’Ue è in difficoltà: l’autoritario e sempre più impopolare presidente Aleksandar Vučić è travolto da enormi proteste che si susseguono dallo scorso novembre, e in politica estera strizza l’occhio a Mosca e a Pechino. Per le altre tre, nonostante i progressi sulle riforme siano lenti e frammentati, il minimo comun denominatore è l’allineamento alla politica estera e di sicurezza dell’Unione. Per lanciare un segnale alla regione, Costa ha annunciato che a metà maggio visiterà tutti e sei i Paesi dei Balcani occidentali.
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